È possibile proporre ai nostri bambini un “gioco delle regole” che renda l’apprendimento della lingua italiana piacevole e incisivo come quello della seconda lingua? Può la scuola fronteggiare da sola le nuove istanze di apprendimento dei “bambini multimediali”? Come si possono usare i nuovi media in chiave glottodidattica? Il dibattito è aperto da tempo. Da più parti provengono proposte, progetti e iniziative.
In effetti, nell’odierno tessuto sociale italiano sempre più condizionato dagli assetti multimediali e da una pluralità di codici espressivi spesso arbitrariamente ibridati, un rinnovato impegno nel campo dell’educazione linguistica, in prospettiva pragmatico-testuale, veicolata anche dai nuovi media, sembra proprio imprescindibile. Sono passati trentaquattro anni dalla divulgazione di quelle Dieci tesi per un’educazione linguistica democratica che mettevano al primo posto dell’azione educativa della scuola proprio il linguaggio verbale[1] e oggi le istanze verso una più efficace competenza dell’italiano provenienti dal mondo della scuola in relazione ai nuovi sistemi multiculturali e alle sfide di una società sempre più multietnica non possono certo essere trascurate. In questa prospettiva, dopo anni di ricerche sul campo, di corsi di formazione e di esperienze di didattica ludica, il nostro gruppo di lavoro, che nasce all’interno delle attività dell’insegnamento di Grammatica italiana della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, ha deciso di aprire in rete un nuovo spazio di confronto sulla didattica dell’italiano per condividere esperienze con docenti e operatori del settore e provare a diventare un punto di riferimento per nuovi percorsi glottodidattici, in attesa di rendere stabile un sito direttamente fruibile da parte dei docenti e dei genitori ma soprattutto da parte dei bambini che hanno ormai grande confidenza con gli spazi web di gioco.
- Il bambino multimediale e i nuovi assetti cognitivi.
Certo comunicare con bambini e ragazzi “multimediali” e inseriti in una cultura “globale” non è semplice, genitori e docenti lo sanno bene e lodevolmente provano a dialogare con i figli di questa cultura che affonda le sue radici nella produzione tecnologica digitale, veicolata da un sistema multimediale che si configura come reticolo di codici visivi, verbali, plurisensoriali non facilmente decifrabili senza adeguati processi di mediazione e di negoziazione dei contenuti. Sappiamo che all’interno di questo reticolo informativo mediatico il bambino si trova immerso fin dalla primissima infanzia e, ovviamente, subisce pressioni plurime sia sul sistema cognitivo in generale sia sul sistema linguistico in via di formazione. Sappiamo anche che all’interno di questi schemi il bambino si muove inizialmente con fatica e talvolta incontrando una serie di ostacoli in un percorso che la scuola primaria e secondaria di primo grado non è sempre attrezzata a sostenere in modo efficace durante le ore curriculari[2]. Da qui la nascita di tanti progetti interessanti nelle scuole di tutta Italia. Tuttavia, genitori e docenti educati ancora a una trasmissione di pensiero di tipo lineare, sequenziale, sintatticamente organizzata si trovano a trasmettere saperi e memoria a nuove generazioni cresciute all’interno di un sistema mediale soprattutto televisivo che ha inciso profondamente sul loro modo di accostarsi alla realtà che avviene sempre più per mappe concettuali linkate, reticolari.
- Scuola, tv, web come enti di formazione linguistica
I processi di mediazione tra questi due universi sono estremamente complessi e molto utile risulta in tal senso la conoscenza dei possibili stili cognitivi e stili di pensiero non solo dei “discenti” ma anche di chi, in qualche misura, si trova nel ruolo del “docente”. Conoscersi, conoscere, mediare saperi e contenuti. Non è tutto. È necessario considerare che il dilatarsi dello spazio comunicativo dell’italiano contemporaneo verso luoghi diversi da quelli normativi tradizionali, verso spazi diastraticamente e diafasicamente lontani dai centri d’irradiazione della norma, rende indispensabile fornire agli utenti della lingua tutti gli strumenti utili e motivanti per orientarsi in questo spazio diamesicamente fluido. Il problema dei fruitori dell’italiano oggi, siano essi giovani o stranieri, o poco vicini alle dinamiche normative, è quello di riconoscere i confini fra le varietà dell’italiano contemporaneo e comunicare all’interno di ogni sistema variazionale in modo pragmaticamente e testualmente adeguato. In questo senso la televisione e il web potrebbero affiancare la scuola con un’azione modellizzante altamente efficace, considerata la pluralità dei codici in azione.
3. Grammagiò: l’italiano in gioco
In questo contesto nasce la proposta Grammagiò, per adesso sotto forma di blog, poi di sito, poi di azione in classe e poi… si vedrà. In attesa di promuovere concretamente esperienze già collaudate e nuove sinergie, il nostro gruppo di lavoro attende scambi e confronti.
Vi aspettiamo.
[1] Le Dieci tesi in sintesi: I. Centralità del linguaggio verbale, II. Radicamento del linguaggio verbale nella vita biologica, emozionale, intellettuale, sociale, III. Pluralità e complessità delle capacità linguistiche, IV. Costituzione e diritti linguistici, V. Caratteri della pedagogia linguistica tradizionale, VI. Inefficacia della pedagogia linguistica tradizionale, VII. Limiti della pedagogia linguistica tradizionale, VIII. Principi di educazione linguistica democratica, IX. proposte per un nuovo curriculum per gli insegnanti, X. Conclusioni.
[2] Ecco nascere quindi l’esigenza di sostenere con attività extracurriculari questo faticoso processo attraverso percorsi interdisciplinari di educazione alla lettura e alla comprensione, alle regole grammaticali e alla scrittura anche in chiave multimediale, atti a superare le logiche didattiche legate al tradizionale sistema alfabetico, lineare, sequenziale, ancorato a modelli culturali di stampo tradizionale.Un itinerario di educazione alla lettura dei vari codici verbali, visivi, musicali, cinestetico-prossemici che ha come nucleo di partenza il concetto di narrazione, inteso come nocciolo duro di trasmissione della conoscenza nello spazio e nel tempo, per esempio, dovrebbe fornire concreti esempi di possibilità espressive alternative, con il recupero della dimensione dell’oralità, o ancora, della parola scritta nella sua fisicità e avviare un circuito virtuoso atto a superare il divario tra endopaideia, intesa come sistema di valori tradizionali veicolati eminentemente dal sistema scolastico ed esopaideia, come sistema di valori globalizzanti veicolati dai mezzi di cultura di massa.